disturbi personalità

Stili e disturbi della personalità

Tutti noi cogliamo, nelle persone che conosciamo, una regolarità, una tipicità, un modo caratteristico di essere: diciamo che Giacomo ha un carattere accomodante, mentre Lucia èrude e aspra, a differenza di Alessandro che tende ad essere rivendicativo, Elisa invece è “troppo buona” e quindi non si sa difendere, diversissima da Lorenzo, uno squalo che pensa solo agli affari suoi. Avvertiamo che il “carattere” – il modo d’essere visibile, manifesto degli altri – allude a qualcosa di interno, che possiamo intravvedere ma non individuare del tutto. Per questo le nostre descrizioni degli altri sono un misto di resoconti di come si comportano e inferenze su ciò che che “sono”. In psicologia, il concetto di personalità è frutto dello sforzo titanico di scoprire e descrivere la struttura invisibile alla base del carattere dei singoli, di individuare il fondamento occulto dei comportamenti manifesti.

 

Definiamo ‘personalità’ come un insieme di modalità relativamente stabili di sentire, pensare, comportarsi e mettersi in relazione con gli altri” (Lingiardi e Mc Williams, 2018)”.

 

A fianco della definizione di personalità sopra citata (uno standard della letteratura scientifica sul tema), ne proponiamo un’altra, analoga, ma sbilanciata dal lato dei singoli individui – senzienti, pensanti, agenti – tesa a cogliere, con ancor più titanico sforzo, il movimento unico e irripetibile di ciascuno di loro:

 

Il concetto di personalità è multidimensionale e ampio, abbraccia la fenomenologia dell’individuo, cerca di intercettare gli elementi permanenti di un’avventura, quella della vita, dove tutto appare mutevole e cangiante” (Carulli, 2020)

 

La prima definizione, cerca di individuarne le strutture invisibili comuni a più individui; la seconda, a noi più congeniale perché più vicina all’esperienza clinica, fatta di incontri con individui irripetibili, ha un taglio decisamente più esistenziale: il tentativo è quello di cogliere – attraverso il concetto di personalità – il rapporto tra l’individuo singolo e le sfide poste a tutti dall’avventura della vita. Più che intercettare la base “relativamente stabile” sottesa alla mutevolezza di pensieri, sentimenti e comportamenti, qui si tratta di identificare le modalità generali di risposta ai quesiti della vita o, detto altrimenti: di individuare specifici “stili” di navigazione nell’esistenza.

 

Le diverse personalità, in questa prospettiva, sono espressioni esistenziali, modalità tipiche di risposta ai grandi problemi della vita. Personalità narcisista, dipendente, borderline, psicopatica ecc. sono immagini prototipiche (costruite sulla base dell’esperienza clinica e del suo modellamento statistico), forgiate allo scopo di cogliere ciò che non potrà mai essere descritto fino in fondo: il modo unico in cui ciascuno di noi viaggia sul pianeta terra.

 

Praticamente: i prototipi chiamati “tipi di personalità” – nonostante siano stati definiti con l’utilizzo di tutte le più raffinate tecniche della scienza statistica – in fondo sono come gli eroi di un romanzo: figure esemplari, che ci mostrano come si può vivere l’amore, l’odio, l’ambizione, il conflitto, l’essere figli e l’essere genitori; come si costruisce l’immaginare di sé stessi, degli altri e del mondo; come si affrontano il creare, il lavorare, il costruire, il progettare e il distruggere; come ci si può rapportare con l’autorità e con il potere; come si può declinare il senso della giustizia, il confronto con l’ingiustizia, l’aspirazione verso ideali etici; come affrontiamo il giudizio, la critica, l’opinione che (pensiamo) gli altri abbiano di noi; come ci conformiamo o non conformiamo alle richieste sociali; come possiamo volare alti (perdendoci magari negli spazi siderali) o precipitare a livello delle piccole cose; come viviamo il presente, il passato e il futuro; come proviamo o non proviamo fiducia, esercitiamo o non esercitiamo il controllo su noi stessi e sugli altri … ecc. ecc. ecc.

 

Nel suo sforzo di individuare i tipi di personalità, la psicologia è asciutta e didascalica, senz’altro meno incisiva e potente delle immagini che ci fornisce l’arte: un prototipo di personalità appare ben misera cosa se paragonato all’eroe di un romanzo. Ma va bene così, visto che il prototipo non ha il compito di raffigurare, benché meno di descrivere, le infinite sfaccettature e singolarità di ciascun essere umano. La complessità è tutta nell’individuo! Il povero prototipo serve solo come aiuto per capire e interpretare, è uno strumento ad uso e consumo del clinico che, dopo averlo utilizzato, può gettarlo via.

 

Ciò significa che non esistono personalità narcisistiche, psicopatiche, depressive, dipendenti ecc. ma soltanto persone che si avvicinano, più o meno, ad una o più di queste descrizioni. Giacomo, Lucia, Lorenzo ecc. possono, ciascuno, avvicinarsi ad un certo prototipo, ma richiamarne per alcuni aspetti anche un altro. Possono, altresì, discostarsi dal modello centrale per alcune caratteristiche salienti. Ecco a cosa servono e come vengono usati, nella psicoterapia psicoanalitica, i tipi di personalità.

 

Un ultima, importante precisazione: siccome l’esistenza delle persone non si svolge nel nulla, ma in particolari contesti storici, sociali e culturali, è evidente che il clinico, per utilizzare in modo appropriato i prototipi che ha a disposizione, debba necessariamente disporre anche di innumerevoli sfondi per effettuare le sue interpretazioni, cosicché nella sua formazione dovrebbe integrare sempre rudimenti di storia, antropologia, sociologia … Altra conseguenza centrale della storicità dell’esistenza umana, è che gli stessi prototipi non sono impermeabili al tempo. Ogni epoca ha i suoi stili. Le diagnosi nascono e tramontano insieme alla storia, accompagnando individui via via diversi, le cui soluzioni esistenziali (sintomi e attitudini) mutano e, mutando, richiedono altre tipizzazioni. Neanche allo spazio è impermeabile il prototipo: gli stili africani saranno molto diversi da quelli cinesi, latinoamericani, europei o statunitensiEd entro ogni paese, esistono infiniti mondi.

 

Il processo diagnostico è un’operazione tutt’altro che protocollare.

 

Cos’è un “Disturbo di personalità?”

Le persone sane di norma sono fluide, sfaccettate, multidimensionali e perciò difficilmente inquadrabili. Ciascuno può ricordare una o più tipologie di personalità, ma se ne discosta anche per alcune caratteristiche essenziali. In questo caso, si parla di “tratti”. Dire che una persona presenta dei tratti narcisistici, significa semplicemente che, se volessimo ritrarla, il tipo narcisistico offrirebbe per alcuni aspetti un modello di riferimento. Tale persona può avere, ad esempio, un fragile senso della propria autostima ed essere quindi molto suscettibile alla critica, ma al tempo stesso essere una persona molto empatica e con una grande capacità di investire sugli altri e nelle cose – qualità, queste ultime, che non rientrano affatto nel disturbo narcisistico di personalità.

 

Per parlare di un “Disturbo di personalità”, è necessario che il soggetto presenti uno schema caratteriale così stabile e rigido, da rendergli praticamente impossibile rispondere in modo flessibile e variegato alle sfide dell’esistenza. Chi soffre di questi disturbi è come inchiodato a sé stesso, costretto a ripetere un numero limitato di copioni.

 

I disturbi di personalità si presentano con diversi livelli di gravità. Nei casi meno gravi, lo schema caratteriale è meno cristallizzato, più duttile e aperto al cambiamento. Nei casi più seri, il soggetto è così stereotipato da somigliare ad una maschera. Nei casi estremi, possono comparire diverse bizzarrie (nel comportamento, nell’atteggiamento, nel modo di vestire o di parlare), una tendenza anticonvenzionale per lo più inconsapevole, una spiccata difficoltà a riconoscere le norme implicite ai diversi contesti sociali, un’emotività a volte estrema. Spesso chi soffre di un grave disturbo di personalità non percepisce il dolore psichico direttamente “dentro di sé”, ma – attraverso i suoi comportamenti – lo fa percepire a chi gli sta vicino. Perciò arriva alla consultazione psicologica non per una propria decisione, ma perché spinto da persone care, oppure perché la sua vita è andata completamente fuori controllo.

 

Come si curano i “Disturbo di personalità?”

Innanzitutto, è importante sapere che i disturbi di personalità non possono essere curati per via farmacologica: non esistono farmaci in grado di modificare la struttura profonda di una persona. Anche se, in alcuni casi, può essere indicato l’utilizzo di psicofarmaci per modulare alcuni aspetti del quadro sintomatologico, l’unico mezzo per trattare questo tipo di disturbi è una psicoterapia di lunga durata. Pur variando a seconda del tipo di disturbo, del livello di gravità, dell’età del soggetto, della motivazione al cambiamento, ecc., il percorso psicoterapico prevede anni di intenso lavoro.

Quali sono i vari stili e disturbi della personalità

Cosa si intende per personalità?

Approfondiamo il concetto di personalità

Quali sono i vari stili di personalità

La personalità è l’insieme dei modi di sentire, pensare, agire, relazionarsi agli altri che contraddistinguere ciascun individuo, definendone il carattere. La psicologia ha individuato diverse tipologie di personalità, che chiamiamo stili. Nella sezione che segue elenchiamo alcuni tra i più diffusi differenti stili di personalità che possiamo incontrare tra le persone.

Solo quando uno stile di personalità diventa così rigido ed esasperato da ostacolare la realizzazione di sé e la vita relazionale del soggetto, parliamo di un “disturbo”. Di seguito elenchiamo i diversi stili e relativi disturbi di personalità.

Le persone dipendenti fanno di tutto per mantenere i legami affettivi, sacrificandosi fino al punto di  annullare sé stesse. Di solito sono persone affettuose, servizievoli, compiacenti, sottomesse. Non sopportano la solitudine, la lontananza, le separazioni. Il loro benessere dipende dal buon funzionamento della relazione fondamentale e, se essa entra in crisi, anche il loro equilibrio emotivo vacilla pericolosamente.

Sono persone costantemente inquiete, preoccupate e insicure, molto attente a evitare situazioni che percepiscono come rischiose. L’ansia di solito è indefinita, rivolta verso un futuro minaccioso e foriero di sventura. A volte, invece, sono presenti paure più specifiche: di fallimento, povertà, malattia, perdita o abbandono. Altre volte ancora compaiono delle fobie, ad esempio verso animali o altezze o luoghi chiusi ecc. Visto il loro continuo bisogno di auto-protezione, le persone ansiose sono portate a rinunciare a cambiamenti e nuove esperienze.

Le persone ossessive sono orientate al pensare troppo, sono molto coscienziose, sono razionali , ma emotivamente represse. Piuttosto parsimoniose, con la mania dell’ordine e della pulizia. Sono ostinate, puntuali, precise e perfezioniste.  Tendono all’intellettualismo, fino a diventare cavillose; controllano tutto, non si lasciano andare.  Essendo persone meticolose e organizzate sono affidabili nel lavoro . Gli altri le descrivono come persone eccessivamente “rigide” e “pedanti”. 

Quando queste caratteristiche si irrigidiscono fino ad ingabbiare il soggetto possiamo parlare di un disturbo ossessivo di personalità.

Convinte di essere persone cattive, inette e incapaci. Sono afflitte da continui sensi di colpa e si tormentano con critiche e autoaccuse. Tendono ad essere perfezioniste, si sentono inferiori agli altri e li invidiano per la loro supposta forza, di di solito sono persone molto buone, oneste e gentili. 

La relazione sadomasochistica è un legame fondato sul dominio e la sottomissione dell’altro. La personalità sadica esercita un potere assoluto sul proprio partner controllandolo, soggiogandolo, disprezzandolo, brutalizzandolo. La personalità masochistica cerca in ogni modo di mantenere il legame con il partner violento, da cui dipende profondamente. Al contrario di quanto si pensa, i soggetti masochistici non ricercano il dolore, ma lo ritengono indissolubilmente legato all’amore e quindi lo considerano un male da dover sopportare.

Le persone con personalità paranoica sono estremamente sospettose, convinte di essere sempre al centro di trame e complotti. Temono il tradimento sia in amicizia che in amore, sono molto prevenute e gelose e possono controllare il loro partner in modo esasperato. Sono ipersensibili alle critiche, litigiose, soggette a violente esplosioni di rabbia. Si sentono facilmente umiliate e, se non possono reagire, covano intense fantasie di vendetta e trionfo. Tendono ad essere inflessibili e moraliste, si sentono in continua lotta contro il male e l’ingiustizia.

Diffuso per lo più nel genere femminile, lo stile isterico  di personalità si caratterizza per la teatralità del comportamento, l’amore per il sensazionalismo, l’espressione enfatica delle emozioni. Sono persone sentimentali, dall’emotività esasperata e instabile, molto seduttive anche se spesso in modo inconsapevole. Di solito sono molto sensibili e creative, con  spiccate capacità empatiche e relazionali. Tuttavia, a causa della loro teatralità, tendono ad essere percepite come inautentiche e a non essere prese sul serio.

Le persone con personalità psicosomatica sono afflitte da sintomi di diversa natura, alcuni difficilmente diagnosticabili, altri rubricati  come “malattie psicosomatiche”. Completamente assorbite dal corpo e dal loro stato di salute, con i giorni scanditi da visite mediche, sono alla disperata ricerca di una diagnosi che dia un nome e una spiegazione alle loro sofferenze. Parlano solo dei loro dolori e lo fanno in modo piatto, ripetitivo e lamentoso, risultando pesanti alle persone attorno. A differenza di altri soggetti  non usano l’essere ammalati per ottenere attenzione o altri vantaggi secondari. Anche se l’origine del problema non si trova nel corpo ma nella mente, i loro dolori sono reali e possono provocare enorme sofferenza.

Sono persone instabili, dall’emotività esplosiva e spesso fuori controllo. La caratteristica centrale è l’impulsività, una spinta incontenibile all’azione immediata e spesso distruttiva. I sentimenti dominanti sono la rabbia, il vuoto, una diffusa irritabilità e un sentimento sconfinato di solitudine interiore. Non conoscono mediazioni, ma solo tutto o nulla, il bene assoluto o il male assoluto. Per lenire il peso del loro mondo interno possono compiere atti autolesionistici oppure utilizzare alcool o altre sostanze stupefacenti. La loro vita relazionale è molto turbolenta. Tendono a coinvolgersi in relazioni molto intense e conflittuali, segnate da brusche rotture ed enfatiche riappacificazioni. 

Appaiono come persone centrate su di sé, egoiste, vanitose, esibizioniste, grandiose e arroganti oppure esteriormente modeste e remissive ma con segrete fantasie di trionfo onnipotente. Estremamente suscettibili, reagiscono con rabbia se si sentono ferite nell’amor proprio. Poco capaci di empatia,  percepiscono gli altri  solo in funzione dei propri bisogni.  Nonostante la loro apparente superbia e autonomia, sono in realtà profondamente dipendenti dal giudizio e dall’approvazione altrui. Appena fuori dai riflettori, sono assaliti da sentimenti cronici di vuoto e noia. 

Sono persone solitarie, originali fino alla bizzarria, noncuranti delle convenzioni sociali. Vivono lontano dalle relazioni sociali e dalle banali occupazioni della quotidianità, ritirati in un mondo di fantasia oppure in una vera e propria condizione di eremitaggio. Possono essere soggetti molto creativi, dediti al mondo della filosofia, dell’arte, della scienza o della spiritualità. Di solito appaiono freddi, emotivamente piatti, poco espressivi e distaccati, ma in realtà hanno un mondo interno ricco di sentimenti intensi e potenti passioni. 

Sono individui che ricorrono sistematicamente alla dissociazione, ovvero alla capacità di scollegare la mente di fronte alla sofferenza. Manifestano distrazione, vuoti di memoria, appiattimento affettivo, stati di assenza. All’osservatore possono apparire migrati sul loro pianeta. Percepiscono frequentemente un senso di irrealtà e di rarefazione interna, come se non fossero nella vita reale ma in un film. La forma più eclatante di personalità dissociativa è quella che un tempo veniva definita “personalità multipla”, in cui il Sé centrale si frammenta in tante personalità indipendenti. 

Sono persone senza scrupoli perché prive di senso morale, incapaci di identificarsi con la sofferenza altrui, di provare rimorso e senso di colpa. Per realizzare i propri obiettivi possono scavalcare, manipolare, sfruttare, distruggere gli altri senza i minimo imbarazzo. Spesso intraprendono la via della criminalità, ma non sono strutturalmente in conflitto con le norme sociali, anzi, a volte sono individui molto affermati, affascinanti e carismatici, di grande successo. Con ambizioni grandiose e un senso onnipotente di sé, non conoscono il concetto di limite e pensano di poter fare sempre tutto ciò che vogliono.