Indipendentemente dalle proprie preferenze in campo diagnostico, ciascun clinico, quando lo incontra, riconosce subito un soggetto borderline. Si è colpiti dalla loro tendenza a reagire in maniera esagerata, addirittura iperbolica, dall‘emotività esplosiva, da un “troppo” che emerge in ogni campo: il linguaggio troppo colorito, i gesti troppo incisivi, i comportamenti arrischiati e fuori misura, la rabbia costante. La loro instabilità emotiva e caratteriale è così costante che è stata definita una stabile instabilità.

Fisiologia del soggetto borderline

I sentimenti

La caratteristica centrale delle personalità borderline è senz’altro la rabbia e l’impulsività, la tendenza  cioè all’azione immediata e spesso distruttiva, l’emotività vorticosa e fuori controllo.

E’ come se i borderline non disponessero di una capacità autoregolatoria, di una valvola per modulare il volume delle proprie emozioni. Il loro mondo interno è una mescolanza incandescente di sensazioni informi accavallate l’una sull’altra e difficilmente distinguibili. Travolti da correnti eccitatorie indefinite, sono incapaci di vivere sentimenti più sfumati.

  • La disforia

Questo stato interno di instabilità emotiva e turbolenta caoticità, accompagnato da un’urgenza incontenibile che non consente al soggetto di stare nella propria pelle, è stato definito disforia ed è forse il tratto distintivo dell’essere borderline, indipendentemente dalla gravità del disturbo e dalle risorse personali del soggetto.

  • Rabbia e vuoto

Nel magma incandescente del loro mondo interno, solo due sentimenti si stagliano in modo chiaro e riconoscibile: la rabbia e il senso di vuoto. La rabbia, nella forma di una perenne irritabilità ed eccitabilità sempre pronta a violente esplosioni, è un sentimento che accompagna costantemente la vita dei borderline. E’ la loro condanna, ma anche fonte di vitalità, un viatico potente per non percepire sentimenti di fragilità personale difficili da gestire.

Quando le correnti eccitatorie della disforia e della rabbia scemano, infatti, la persona cade in un baratro fatto di noia, senso di inutilità, solitudine estrema. Le personalità borderline indicano di solito questo insieme di sentimenti con il termine di “vuoto”. Quando cadono in tale stato d’animo, il loro mondo interno si spopola e si desertifica all’improvviso.

Differenza tra senso di vuoto e depressione

Anche se tale sentimento viene spesso confuso con la depressione, in realtà se ne differenzia in modo sostanziale. In questi momenti bui il borderline, analogamente al soggetto narcisistico, non è triste, afflitto, mortificato o disperato come chi è caduto in uno stato depressivo, ma piuttosto devitalizzato, svuotato, disattivato, annoiato e al tempo stesso irritabile e nervoso; si sente perso, solo al mondo, inconsolabile.

Memoria e senso del tempo

La disforia si accompagna ad un’altra esperienza tipica dei soggetti borderline, e cioè un vissuto emorragico del tempo, percepito come tanti attimi fuggenti, sospesi in un eterno presente privo di passato e di futuro. Queste persone hanno ricordi molto vaghi, non ordinati nel tempo, privi di struttura.

La mancanza di uno sfondo temporale strutturato che dia forma ai vissuti lede il senso della continuità di sé producendo uno stato di perenne disancoramento dalla realtà, spesso anche dalla propria corporeità. In questo modo si crea una sorta di dissociazione di base che può generare veri e propri fenomeni dissociativi, sintomi che di riscontrano in diversi individui borderline.

Deficit nella rievocazione di ricordi

Probabilmente collegato al deficit di memoria è un altro fenomeno, cioè la difficoltà di questi soggetti a rievocare figure affettive in grado di calmarli e consolarli nei momenti di tristezza. Il loro mondo interno è desolato, vuoto, intriso di solitudine. Sembra quasi che dentro di loro manchi un luogo dove depositare le esperienze di persone e relazioni significative trasformandole in ricordi.

Come funziona un soggetto borderline 

Agito: l’azione che sostituisce la riflessione

Con il termine “Io” si intende l’insieme delle funzioni operative che mediano il rapporto tra mondo interno e realtà. I soggetti borderline hanno un Io molto debole, facilmente travolto dalle spinte turbolente del mondo interno.

Sono impulsivi: spinti dall’urgenza emotiva sono poco capaci di soffermarsi a valutare le conseguenze delle proprie azioni.

Non reggendo ansia e frustrazione, cercano una via di fuga nell’azione, vogliono tutto e subito, trovano difficilissimo attendere e posticipare la soddisfazione dei loro desideri. Quando sono messi alle strette, per sottrarsi a sentimenti intollerabili, possono mettersi in serio pericolo, scivolando a tratti in forme di pensiero che possono apparire quasi deliranti.

Scissione: tutto è solo bianco o nero, buono o cattivo

La percezione di sé stessi e degli altri è polarizzata sugli estremi tutto-buono tutto-cattivo, senza la capacità di elaborare visioni complesse in cui aspetti positivi e negativi convivano in unità. L’altro è un angelo o un demone: percepito in forma idealizzata oppure svalutato o, ancora, visto come un terrificante e pericoloso nemico (da qui la rabbia e i tipici spunti di impronta paranoide).

La percezione e l’immagine interna di sé patisce la stessa instabilità, per cui il soggetto oscilla continuamente tra sentirsi buono o cattivo, eroico o abbietto, dotato di forza sovrumana o misero e incapace.

Anche in questo caso, sembra assente qualsiasi dispositivo di regolazione che consenta di produrre visioni modulate. In questo mondo di contrari che si alternano senza posa, il borderline non percepisce alcuna contraddizione: salta da un’immagine all’altra senza porsi alcun problema, sicuro ogni volta di star percependo la verità vera delle cose.

Identità contradditoria

La pluralità di immagini e percezioni contraddittorie di sé stesso e degli altri, definita diffusione dell’identità, associata allo stato di lieve dissociazione caratteristico dei soggetti borderline, li spinge spesso a cercare un temporaneo senso di coerenza interna calandosi in un ruolo e recitando un copione.

L‘alternanza di ruoli contrastanti induce a confondere le personalità borderline con quelle di tipo isterico. In realtà, mentre queste ultime sono involute in contraddizioni che riguardano soltanto l’identità di genere, nei soggetti borderline – figli del trauma – l’instabilità del sé è pervasiva.

Il soggetto borderline e le relazioni

Le personalità borderline tendono a coinvolgersi in relazioni a due molto intense e turbolente. Di solito si tratta di relazioni sentimentali ma, soprattutto in adolescenza, possono essere anche amicizie.

Tali rapporti sono caratterizzati da repentine oscillazioni tra una vicinanza quasi fusionale e improvvise rotture, con liti furibonde ed enfatiche riappacificazioni, in una giostra senza fine che alterna avvicinamenti e allontanamenti, bisogno dell’altro e rabbia respingente.

Una caratteristica ben nota a chi ha avuto a che fare da vicino con i borderline, è la loro capacità di modificare improvvisamente e senza motivo apparente l’atmosfera relazionale, scatenando l’incubo in un batter di ciglia.

La loro instabilità emotiva e la loro estrema sensibilità ad ogni segnale interpersonale che può indicare (spesso sulla base di grossolani fraintendimenti) rifiuto e abbandono, provocano spesso reazioni incontrollate di rabbia, cui seguono senso di solitudine, disorientamento, tristezza infinita e bisogno disperato di ripristinare il rapporto. In queste situazioni possono commettere atti autolesionistici come tagliarsi o bruciarsi oppure, per assicurarsi di nuovo la presenza dell’altro, minacciare o addirittura tentare il suicidio.

Psicodinamica del disturbo borderline

Il Trauma

Assieme al disturbo dissociativo dell’identità, il disturbo borderline è l’unica psicopatologia per cui è assodata l’origine traumatica.

Se nei casi gravissimi si riscontra di frequente l’abuso sessuale intrafamiliare per lo più in età infantile, in tutte le personalità di tipo borderline sono presenti pesanti traumi di natura relazionale.

I bambini futuri borderline sono spesso nati in famiglie caotiche oppure inconsistenti, dove hanno subito gravi comportamenti di trascuratezza da parte di entrambi i genitori, insensibili o incapaci di sintonizzarsi con i bisogni del figlio. Possono essere stati genitori narcisistici, centrati su di sé e privi di uno spazio mentale dedicato al figlio. Oppure possono essere stati a loro volta genitori borderline, anch’essi incapaci di fornire un vero e proprio riconoscimento all’interno delle relazioni di attaccamento.

Il funzionamento della mente borderline

  •  Il deficit di mentalizzazione

I soggetti bordeline sono caratterizzati da quello che è stato definito deficit di mentalizzazione. Per mentalizzazione si intende la capacità di intuire dietro i comportamenti degli altri i loro stati emotivi, le loro possibili intenzioni, desideri e le loro paure: insomma, di riconoscere l’altro come portatore di una propria mente autonoma, come un soggetto.

Che significa e cosa comporta l’incapacità di mentalizzare

Chi è privo della capacità di mentalizzare, tende ad interpretare le azioni degli altri partendo solo dai propri bisogni, percezioni e istanze, senza essere sfiorato dal pensiero che l’altro possa aver agito in un certo modo per motivazioni proprie, forse intuibili ma mai del tutto rilevabili.

Un esempio

Se un conoscente passandomi accanto non mi saluta, lì per lì posso rimanerci male pensando che possa essere arrabbiato con me o che mi disprezzi ecc. Però posso formulare anche delle ipotesi alternative, per esempio posso pensare che fosse preso dai propri pensieri e non mi ha notato; oppure che può non avermi visto o riconosciuto; o che intenzionalmente non ha voluto salutarmi ma non per rabbia, forse perché si sente in imbarazzo, magari per un torto di cui si sente colpevole nei miei confronti, o altro ancora.

Un soggetto borderline, invece, è automaticamente certo che il passante gli sia ostile e tende a reagire contrattaccando. Infatti, egli legge l’interazione non sulla base di ipotesi sulla mente dell’altro ma a partire dalla propria paura di essere rifiutato. Ciò spiega l’atteggiamento spesso “paranoico” dei borderline, ovvero la loro tendenza a fraintendere gli altri attribuendo loro intenzioni malevole.

Origini del deficit di metalizzazione

Il deficit di mentalizzazione si genera in soggetti che non hanno avuto la possibilità di crescere con genitori in grado di vederli come soggetti, formulando continuamente ipotesi sulla loro attività mentale, cercando cioè di intuirne desideri, intenzioni e stati d’animo.

Sono stati bambini non visti, trattati in fondo come oggetti, disconfermati nella loro soggettività.

Nei casi più gravi, di fronte ad un genitore maltrattante e sessualmente abusante, si ipotizza che il bambino abbia inibito attivamente la propria capacità di “leggere” la mente dell’altro, dal momento che contenuti di essa sarebbero stati troppo dolorosi per essere tollerati. Tale inibizione, pur avendo un iniziale scopo protettivo, consolidandosi con il tempo si trasfora in vera e propria incapacità, in deficit.

  • Difficoltà di comprendere i contesti relazionali

Un’ulteriore conseguenza della difficoltà dei borderline di decodificare le menti degli altri è la loro incapacità di leggere i diversi contesti relazionali, di comprenderne le regole implicite adeguando ad esse il proprio comportamento.

Che siano all’opera, in pizzeria, in tribunale, al lavoro o in un’aula universitaria, queste persone si comportano sempre sulla base delle proprie spinte interne. Perciò sono spesso percepite come inopportune, “fuori luogo” o “sopra le righe”; al contrario, esse si percepiscono come autentiche e genuine e fanno un punto d’orgoglio del loro essere schiette e prive di fronzoli, nel dire davvero ciò che pensano.

  • Difficoltà nel regolare le emozioni: angoscia, solitudine, vuoto

Il deficit di memoria, che rende loro difficile costruire un mondo interno di figure benevole e supportive da evocare nei momenti di bisogno, ha pesanti ripercussioni sia sulla loro capacità di regolazione emotiva sia nei rapporti interpersonali.

Quando sono preda di sentimenti di vuoto e solitudine non c’è alcuna presenza interna, alcun ricordo di relazioni positive che li possa far sentire amati, si sentono perciò disperatamente soli e abbandonati. Del resto, la solitudine si avverte non quando gli altri sono fisicamente assenti, ma quando non si hanno “amici interni”, quando non si percepisce la presenza di persone che, anche se lontane, ci pensano come noi pensiamo a loro.

L’assenza di figure interne supportive spiega anche l’incapacità dei borderline di modulare stati di profonda angoscia. E’ come se questi soggetti non riuscissero a costruire una memoria stabile delle loro relazioni, a trasformare le persone amate in presenze interne. I borderline hanno un disperato bisogno della presenza fisica dell’altro, di averlo con sé nel momento presente, di vederlo e di toccarlo, perché lontano dagli occhi per loro vuol dire automaticamente lontano dal cuore.

L’incapacità di modulare autonomamente i propri stati emotivi (disregolazione affettiva) spinge le persone borderline a stabilizzare il proprio umore ricorrendo o all’altro, oppure all’utilizzo di sostanze.

  • Le relazioni d’amore: né con te né senza di te

L’altro, indispensabile per la tenuta del Sé, è investito da un potente desiderio. Il bisogno di vicinanza è così estremo che si trasforma in una vera e propria spinta fusionale, in una fantasia di simbiosi, di unione perfetta.

A questo punto, però, scatta una paura incontenibile: l’incubo di perdere i propri confini, il terrore di essere risucchiato, inglobato, spersonalizzato. A ciò l’individuo borderline reagisce con un atto di ribellione, rivendicando sé stesso e la propria autonomia, e allontanando bruscamente l’altro.

Il cocktail di sentimenti opposti che si attivano nelle relazioni significative può essere riassunto nella formula: né con te né senza di te. E di fatto, il borderline sembra intollerante tanto alla vicinanza quando alla lontananza, oscillando continuamente tra simbiosi e brusche rotture, in un circolo senza fine. Anche nel campo della distanza interpersonale questi soggetti sembrano privi di qualsiasi dispositivo di modulazione.

Correlati neurobiologici

Rispetto alle persone normali, i soggetti borderline manifestano:

  •  Maggiore attività dell’amigdala

Si tratta di un dispositivo corticale che reagisce alle situazioni di pericolo predisponendo il corpo a reazioni di attacco o fuga. L’iperattivazione dell’amigdala indica che il soggetto tende a percepire anche situazioni ambigue come pericolose, preparandosi all’azione. In questo modo, espressioni facciali neutre possono essere interpretate come minacciose.

  • Riduzione dell’ippocampo

E’ una struttura del cervello che gioca un ruolo decisivo nella costruzione della memoria. Una sua inibizione rende al soggetto difficile poter distinguere le esperienze passate da quelle attuali, spingendolo a reagire agli altri come se fossero le figure genitoriali dell’infanzia, in un intreccio inestricabile di presente e passato.

  • Riduzione della corteccia orbitofrontale

E’ la parte della corteccia preposta all’inibizione dell’attività dell’amigdala. Una sua riduzione comporta reazioni di paura incontrollata e azioni impulsive.

Sintomi

Anche se è di fondamentale importanza per il clinico formulare una diagnosi di disturbo borderline sulla base del funzionamento globale del soggetto e non di singole manifestazioni sintomatiche, esistono alcuni disturbi che ricorrono sistematicamente in questo tipo di individui:

  • atti autolesionistici, in particolare tagliarsi e bruciarsi;
  • abuso di sostanze;
  • sessualità incauta e promiscua;
  • tentativi di suicidio;
  • in particolare nelle donne: disturbi alimentari, in particolare bulimia;
  • in particolare negli uomini: comportamenti delinquenziali;
  • fenomeni dissociativi come depersonalizzazione e derealizzazione;
  • sintomi di conversione;
  • ipocondria;
  • tendenze paranoidi;
  • sintomi ossessivi;
  • ansia libera.

Come si cura il disturbo borderline di personalità

Il disturbo borderline si presenta a diversi livelli di gravità.

Casi gravi o gravissimi

Se il soggetto presenta un livello di instabilità tale da ostacolare la tenuta nelle aree più importanti della vita (lavorativa, abitativa, relazionale, di cura di sé) e/o attua comportamenti rischiosi, è indispensabile una presa in carico multidisciplinare da parte del servizio pubblico o altra struttura specializzata

Nei casi di media gravità

Quando la persona – pur riuscendo a condurre una vita tutto sommato organizzata, senza abusare in modo sistematico di sostanze, compiere atti autolesionistici gravi o rischiare di mettersi in seri guai con la legge – appare fortemente instabile ed esplosiva, è necessario valutare l’opportunità di integrare il percorso psicoterapeutico con una presa in carico psichiatrica nonché, a volte, con la presenza di una figura educativa.

Nei casi lievi

Se il soggetto mostra tutto sommato un buon funzionamento e le difficoltà si concentrano soprattutto in campo relazionale e affettivo, un percorso di psicoterapia psicoanalitica può rappresentare un’opportunità importantissima.

Esito, intensità e durata del trattamento dipendono da molteplici fattori soggettivi quali la motivazione al cambiamento, l’età anagrafica, le capacità cognitive, la maggiore o minore forza dell’Io.

La psicoterapia psicoanalitica

Un percorso di psicoterapia psiconanalitica può aiutare il soggetto ai collegare maggiormente sentimenti e azioni, e quindi ad essere meno impulsivo.

Inoltre, un lavoro volto a incrementare la capacità di mentalizzazione può migliorare la sua comprensione delle motivazioni, intenzioni e desideri altrui, affievolendo le percezioni paranoidi e contenendo la sua tendenza a brusche reazioni.

l paziente imparerà gradualmente ad uscire dalle logica manichea del tutto-buono tutto-cattivo, acquisendo una visione più complessa e sfumata di sé stesso, degli altri e dei diversi contesti interpersonali. Comprenderà che un fallimento empatico da parte di un’altra persona non significa un rifiuto tout court e che un errore personale non annulla il proprio valore come individuo.

Tutto ciò comporterà miglioramenti significativi nella sua vita emotiva e relazionale, con importanti ripercussioni anche nella sfera lavorativa.