Tutti noi abbiamo conosciuto persone dal carattere sospettoso, ipersensibili alle critiche, convinte di essere al centro di continui complotti, inflessibili e moraliste, capaci di inaspettate sfuriate di rabbia. Per poter parlare di un disturbo paranoide di personalità, tuttavia, questi tratti devono risultare così accentuati da creare non pochi problemi all’individuo e soprattutto alle persone che lo circondano.

Introduzione

L’attitudine paranoide condiziona la vita di molti individui, ma in maniera molto più spiccata quella delle entità sovraindividuali. Su questo terreno, la psicologia ha molto da insegnare alla sociologia.

Gruppi e istituzioni, infatti, per loro intrinseca natura scivolano spesso in posizioni paranoidi, come mostra il famoso meccanismo del “capro espiatorio”, in cui tutta l’aggressività di un gruppo viene proiettata su un singolo individuo da attaccare ed espellere. La società nazista è stata l’esempio più inquietante di società paranoide, con ebrei, dissidenti, omosessuali ecc. in veste di nemici interni da distruggere, l’ossessione di essere aggrediti dalle nazioni circostanti e una conseguente politica bellica centrata sull’attacco preventivo (attacco prima di essere attaccato).

Anche la nostra società è tutt’altro che esente da dinamiche ti questo tipo, come ben esemplificano la figura del migrante causa di tutti i nostri mali, la diffusa omofobia, il moralismo, un’esasperata preoccupazione per la nostra incolumità, cui corrispondono politiche securitarie fondate sul controllo e sull’intervento poliziesco.

Tendenze paranoidi di forma lieve improntano il carattere di molte persone. Kernberg, un noto psicoanalista della metà del secolo scorso, considerava una certa attitudine paranoica (la capacità di intercettare prontamente le intenzioni malevole degli altri) come una delle caratteristiche più importanti di un buon leader. La gelosia è uno degli esempi di sentimento paranoide più diffuso.

Fisionomia della personalità paranoide

l’esperienza interna 

La caratteristica saliente di questo tipo di personalità è una costante e pervasiva sospettosità, la tendenza ad essere sempre sull’attenti per paura di finire sotto attacco, di essere umiliati, maltrattati, allontanati.

I soggetti paranoidi temono continui tradimenti sia in amicizia che in amore, sono molto prevenuti e gelosi e possono controllare il loro partner in modo esasperato. Immaginano continuamente di essere al centro di complotti finalizzati a sfruttarli, distruggerli, svergognarli o “farli fuori”.

Sono persone che non si sentono mai tranquille e al sicuro, ma sempre sotto minaccia. Sono costantemente tese a cogliere possibili pericoli, a individuare prontamente da quale parte proverrà il colpo diretto ad abbatterli. Scrutano intensamente e instancabilmente l’ambiente circostante per scovare possibili indizi di tradimento e intrigo.

Assieme alla paura, gli individui paranoidi sono dominati da fantasie di ribellione e di trionfo grandioso, covano spesso risentimento e sogni di vendetta.

Lo stile cognitivo

Il loro stile cognitivo è fortemente plasmato dal continuo stato di allerta: i soggetti paranoidi hanno una capacità molto spiccata di cogliere i dettagli, ma tendono a smarrirne il significato globale del contesto, andando incontro a fraintendimenti e pesanti distorsioni.

Caratteristiche di personalità

Sono di solito persone molto rigide, con una preoccupazione quasi ossessiva per le questioni morali, per la correttezza, per il rispetto di regole e norme, al quale possono richiamare in modo saccente anche gli altri. Sono spesso ipercritici e litigiosi, quasi ossessionati dalle tematiche riguardanti il potere e molto sensibili alle umiliazioni, che possono intercettare facilmente grazie alla loro spiccata sensibilità, ma spesso anche immaginare sulla base di gravi fraintendimenti nella lettura di contesti e relazioni.

Lo stile relazionale

La percezione di essere minacciati può rendere questi individui pericolosi: convinti che saranno attaccati, tendono ad agire preventivamente aggredendo per primi. La loro gelosia, la continua preoccupazione di essere traditi e il bisogno di controllo, rendono la vita di coppia molto difficile.

Nonostante siano persone difficili, con le quali occorre muoversi sempre in punta di piedi per non urtare la loro suscettibilità, le personalità paranoidi sono capaci di profondo attaccamento e di vero amore.

Alcuni individui si identificano in modo molto intenso con chi percepiscono come vittima di violenza o ingiustizia, e si ergono in loro difesa esponendosi personalmente nonostante i rischi.

Psicodinamica delle personalità paranoidi

Tra auto-svalutazione e grandiosità

Al centro della personalità paranoide è presente una scissione tra una percezione svalutata di sé, che permane a livello inconscio, e un’immagine grandiosa, trionfante, megalomanica, che può essere sia conscia che inconscia.

Il Sé svalutato e il meccanismo della proiezione

Tutti i sentimenti che rinviano al Sé svalutato, vergogna, umiliazione e colpa, con i quali il soggetto non riesce a prendere contatto, vengono:

1) disconosciuti;

2) posti fuori da sé e attribuiti ad un altro (proiezione);

3) percepiti come minacce esterne che suscitano paura o indignazione;

4) affrontati attraverso un atteggiamento ipervigile e un eventuale passaggio al contrattacco.

Seguendo tale schema, la vergogna inconscia si trasforma nella paura di essere umiliato e svergognato da altri, la colpa inconscia nella paura di essere giudicato e ingiustamente punito.

Non soltanto vergogna e colpa, ma qualsiasi altro sentimento considerato inaccettabile viene espulso e proiettato all’esterno. La propria aggressività, ad esempio, viene percepita come proveniente da un altro, che diventa così un nemico dal quale il soggetto si sente minacciato. Desideri di intimità erotica o affettiva al di fuori della coppia, non accettati e non riconosciuti, vengono attribuiti al partner e vissuti come gelosia, indignazione e rabbia; oppure possono essere attribuiti ad altri, che vengono perciò percepiti come stolker molesti da cui proteggersi. Anche i propri bisogni di dipendenza possono essere attribuiti all’esterno (non sono io che ho bisogno di te ma tu di me), trasformandosi in paura di essere intrappolato e asservito.

Il Sé grandioso: la paura del complotto e la rigidità morale

La grandiosità della personalità paranoide si esprime soprattutto nella sua ferma convinzione di essere sempre al centro dei pensieri e delle azioni di chi lo circonda. Tende ad interpretare tutto ciò che accade come direttamente rivolto contro il sé. Percependosi come bersaglio di invidia, gelosia o interesse morboso, teme costantemente intrighi e complotti.

Oltre che potente, la persona paranoide si sente in certo modo un rappresentante esemplare del “bene”, in continua lotta contro il male. L’espulsione e la proiezione di qualsiasi contenuto psichico avvertito come disturbante, infatti, consente al soggetto di identificarsi come una specie di supereroe: eticamente ineccepibile, corretto, preciso e competente, giusto, incorruttibile. Da qui derivano i suoi caratteristici tratti di moralismo e rigidità, nonché la sua litigiosità che si attiva, in particolare, di fronte a tematiche che riguardano la giustizia.

Capita spesso che gli individui paranoidi siano fortemente attratti da figure come giudici, poliziotti, ispettori, che spesso sognano di arruolare in difesa della loro causa, o a cui si rivolgono concretamente sporgendo una serie di denunce.

Il contesto familiare di provenienza

Nella storia di vita delle persone paranoidi è comune la presenza di gravi maltrattamenti sia psicologici che fisici, un’educazione rigida e punitiva, una figura genitoriale (di solito il padre) minacciosa e terrificante.

Si tratta spesso di famiglie che rifiutano e condannano tutti i sentimenti di dipendenza come la tenerezza, l’affettuosità, il bisogno di consolazione e vicinanza, considerandoli inaccettabili segni di debolezza e trattandoli con cinismo. Una tale educazione, asseritamente finalizzata a “rinforzare”, a “rendere uomo” il bambino, in realtà produce un effetto diametralmente opposto, strutturando al centro del soggetto una percezione di sé gravemente svalutata, di bambino maltrattato.

Nonostante la durezza della loro infanzia, questi soggetti hanno un forte senso della relazione, riconoscono l’altro e possono provare affetti di grande intensità.

Questa loro intensa capacità di amare e l’interesse sincero verso gli altri li distinguono nettamente dai narcisisti, con i quali pur condividono l’oscillazione tra sé svalutato e sé grandioso, e ancor di più dagli psicopatici, privi di ogni senso morale e del tutto incapaci di relazione.

Insomma: la fiducia di base di questi soggetti, seppure incrinata (a volte gravemente), non è stata distrutta e permane come fioca luce sullo sfondo delle loro disavventure.

Come si cura il disturbo paranoide di personalità

Il disturbo paranoide può variare da forme più lievi, in cui l’accesso al sé svalutato non è del tutto precluso e la tendenza proiettiva non è assoluta, fino a forme quasi deliranti in cui la sospettosità diventa una vera e propria attitudine persecutoria.

La farmacoterapia

Come per tutti gli altri casi di questa sezione, occorre precisare che non esistono farmaci specifici che possano intervenire direttamente sul disturbo, le cui cause sono da rintracciare nella costituzione stessa della personalità dell’individuo.

Anche se, perfino nei casi più gravi, il soggetto mantiene sempre l’esame di realtà e non scivola mai in vissuti deliranti, alcune volte l’uso di antipsicotici atipici si è mostrato utile a calmare l’ansia e a ridurre l’ideazione “complottistica”. In altri casi, anche l’uso di antiedepressivi serotoninergici o ansiolitici può contribuire a migliorare l’umore della persona.

La psicoterapia

L‘intervento psicoterapico, l’unico indicato in questo come in tutti i disturbi di personalità, è però molto difficile da avviare.

Siccome i soggetti paranoidi – a causa della proiezione – individuano la causa dei loro guai non al proprio interno ma come minaccia proveniente da fuori, si rivolgono più facilmente alla polizia che ad uno psicoterapeuta. Le persone che giungono all’attenzione dei clinici di solito sono stati inviati con forza da mogli/mariti con la minaccia di una separazione. E’ evidente come, in queste circostanze, sia estremamente difficile intraprendere un percorso.

Ciò nonostante, rispetto ad altri disturbi di personalità come il narcisistico o lo psicopatico, questi individui hanno conservato la capacità di costruire un legame e di provare sentimenti di affetto e fiducia, competenze centrali per stabilire un’alleanza di lavoro con il terapeuta.

Anche se si tratta di percorsi lunghi e difficili, che richiedono al professionista diverse modifiche al modello tradizionale di intervento, la psicoterapia di soggetti paranoidi è un lavoro possibile e può fornire buoni risultati.

Casi lievi e di media gravità

Nel caso di disturbi di lieve o media entità, dove l’accesso al mondo interno è arduo ma non precluso, la persona può riuscire a modificare in modo significativo il proprio assetto caratteriale, accedendo ad una vita più serena e più piena.

Casi gravi

Nei casi più difficili, dove il cambiamento risulta più difficile, il contesto terapeutico può essere un buon bacino per contenere le spinte proiettive del soggetto, aiutandolo a sviluppare interpretazioni alternative delle situazioni che è portato a leggere come attacchi personali. Ciò ha, tra le altre cose, l’enorme vantaggio di aiutare la persona a non passare al contrattacco, rischiando di mettersi in guai anche seri.