cuori spezzati

Le normali separazioni sono parte integrante dell’esistenza umana, mentre l’abbandono è un vissuto che mobilita disperazione e un intollerabile senso di vulnerabilità.

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Separazione come forza motrice dell'esistenza

La vita può essere descritta come un’avventura che procede attraverso continui cambiamenti, incontri, incroci, decisioni e svincoli, nella scoperta di sempre nuovi territori da esplorare. Eppure questa stessa avventura, vista da un’altra angolazione, appare come una lunga sequenza di separazioni, ciac, cambi di scena. Per ogni porta che si apre, di solito c’è un’altra porta che si chiude per sempre, a volte silenziosamente, a volte di schianto.

Chi non sa chiudere porte alle proprie spalle, non può avanzare nella vita.

Se il bambino non si fosse separato dal corpo della madre, non sarebbe mai nato. L’adolescente che si dibatte nella lotta di separazione dal suo essere-bambino, se non riuscisse vincitore, non diverrebbe mai adulto. Il vecchio che non saprà separarsi dalla sua giovinezza e predisporsi alla separazione dalla vita invecchierà tra rabbia e insoddisfazione, perdendo la possibilità di guardare alla propria esistenza e al mondo da una vetta raggiungibile solo da chi è pronto a distaccarsene.

Nuove esperienze, nuovi amori, nuovi progetti, nuove attività- prendono vita solo sulle spoglie di capitoli chiusi. Chi non chiude, non va avanti.

Separazione traumatica

Non sempre, però la separazione rappresenta una necessaria interpunzione nel ritmo della vita. A volte la separazione si presenta come strappo, come lacerazione.

Togliere un gattino alla madre prima delle 10 settimane è un atto che interrompe bruscamente il rapporto di dipendenza infantile rischiando di produrre danni psicofisici anche molto gravi nel piccolo felino. Come tutti i mammiferi, anche noi esseri umani alla nascita dipendiamo completamente dalle cure dei nostri genitori (o di altri adulti loro sostituti). Per i cuccioli di gatto il periodo di dipendenza è molto breve se paragonato, ad esempio, ai nostri cugini scimpanzé, che raggiungono una relativa autonomia solo verso i 4-5 anni e la piena maturità sessuale soltanto verso i 13 anni. Per noi umani, il raggiungimento della piena indipendenza dai genitori è dettato da ritmi non solo naturali ma anche culturali. Attualmente nella nostra società occidentale, in particolare italiana, l’autonomia economica dei giovani slitta verso un futuro sempre più imperscrutabile.

Ogni separazione che interviene fuori tempo rispetto allo spartito della vita produce effetti negativi sull’individuo. Da un lato, ogni interruzione violenta di legami vitali è scioccante. La morte prematura di un genitore, la migrazione in età evolutiva, lo scioglimento dei legami familiari sono esperienze che possono segnare profondamente la vita delle persone. Dall’altro, la separazione dilazionata o psicologicamente mai compiuta dalla famiglia di origine può ostacolare seriamente la possibilità di un sano sviluppo personale e dell’investimento in altri legami.

Rottura del legame di coppia

Il rapporto di dipendenza non esiste soltanto tra i piccoli e i loro genitori. Anche le relazioni di coppia sono basate sulla reciproca dipendenza, sul profondo bisogno dell’altro (vedi: Dipendenza normale e patologica). Per questo motivo, le separazioni coniugali possono avere conseguenze molto dolorose sulla vita delle persone, suscitando sentimenti di sconforto, disperazione e rabbia.

Abbandono

L’abbandono è la forma più drammatica di separazione: una separazione subita in una condizione di estremo bisogno. L’abbandonato è un soggetto dipendente lasciato da solo in una condizione di impotenza.

Quando di solito si pensa all’abbandono si immaginano separazioni reali come la morte oppure il volontario allontanamento di un genitore o di un partner. In realtà, meno visibile ma altrettanto dannoso, è l’abbandono psichico: lo scollegamento della mente di un soggetto dalla mente di un altro. In un legame vitale come quello del genitore verso il proprio figlio o di un partner verso l’altro, il distacco emotivo fa sentire l’altro terribilmente solo e disperato.

Cos'è veramente traumatico nelle separazioni e negli abbandoni

Separazione e abbandono sono eventi molto dolorosi, ma di per sé non sono traumatici, ovvero non lascino conseguenze patologiche permanenti nell’emotività delle persone. Molti bambini perdono un genitore oppure devono separarsene per un lungo periodo. Ciò che in questi casi risulta determinante è la risposta dell’ambiente attorno a loro. Se le persone vicine parlano dell’evento, aiutano il bambino ad esprimere i propri sentimenti, lo sostengono e lo consolano, esso potrà essere metabolizzato e si trasformerà in un doloroso ricordo. Se invece il bambino viene psichicamente abbandonato, in balia di emozioni difficili da cogliere e da esprimere e con la sensazione che sia accaduto qualcosa di così terribile di cui non si può parlare, allora il terreno è fertile per una possibile traumatizzazione.

Questo tipo di conoscenza è alla base di molti interventi, ad esempio il pronto soccorso psicologico nel caso di violenza sessuale o altro evento potenzialmente traumatico, oppure vari interventi di psicologia di comunità nel caso di guerre o catastrofi.

Cosa fare se si soffre per separazioni o abbandoni traumatici

In questo caso è necessario rivolgersi ad uno psicologo e attivare quel processo di elaborazione psichica che non ha potuto essere svolto a ridosso dell’evento. Lutti, separazioni, abbandoni reali o emotivi devono poter trovare spazio all’interno di un dialogo supportivo. Il soggetto deve essere aiutato a formulare un’immagine mentale di esperienze che, rimaste non pensate, continuano ad avvelenare la mente come qualcosa di irrisolto.

Alla fine del percorso il dolore non sarà cessato, ma diverrà consapevole e quindi sempre più gestibile, fino a trasformarsi in un triste ricordo.