depressione

Una delle dimensioni centrali della depressione è una percezione deformata del tempo.

Oggi le diagnosi si fanno sulla base di elenchi di sintomi, senza cercare di comprendere cosa significhi, a livello “esistenziale”, soffrire di una particolare forma di disagio. Sappiamo che la cosiddetta “depressione” si caratterizza per umore basso, scarso interesse per le cose della vita, sensi di colpa, affaticamento, perdita o aumento dell’appetito, insonnia o ipersonnia, difficoltà a concentrarsi, agitazione.

Ma cosa significa tutto ciò per chi è caduto nella depressione? Come cambia il suo modo di “esistere”, di stare al mondo?

Proviamo a prendere in considerazione il senso del tempo: la percezione dello scorrere della vita, la capacità di ricordare l’esperienza passata, di proiettarsi progettualmente nel futuro e di essere efficacemente attivi nel presente.

Com’è percepito il tempo attraverso la lente deformante della depressione?


Il passato: Il “melanconico” tende a immettere la propria carica progettuale non davanti a sé, come sarebbe naturale, ma dietro di sé. Il passato non gli appare più come un’esperienza già avvenuta, in stato di quiete, ma come una realtà ancora in movimento e tutta da trasformare. Intrappolato nel passato, il depresso vive di interrogativi svincolati da ogni rapporto produttivo con il momento presente, nell’inutile tormento del: “se solo avessi fatto o non fatto/ se solo avessi detto o non detto…”


Il futuro: Lo slittamento della progettualità nel passato lascia la percezione del futuro vuota, carente. Il pensare ipotetico rimane impoverito e il depresso vede davanti a sé non più possibilità, ma solo insormontabili realtà. Il futuro perde il suo caratteristico senso di plasticità e si congela in uno scenario immodificabile e mostruoso.


Il presente: Quando il senso del futuro precipita nel passato, anche il momento presente si svuota e il senso del normale scorrere della vita si infrange. La perdita di fiducia nel normale svolgersi dell’esperienza produce la sensazione di vivere in un mondo che non è reale, in cui è impossibile qualsiasi azione e trasformazione. Il depresso ha perso ogni fiducia nel proprio agire creativo, ha smarrito ogni rapporto con oggetti ed obiettivi.

Il senso di perdita (che si esprime nei vari motivi melanconici, tutti intercambiabili: la perdita dell’oggetto d’amore, del prestigio sociale, di denaro ecc.) sembra essere il sentimento nucleare della depressione. L’angoscia malinconica rappresenta l’orrore di fronte alla perdita della possibilità di restare ancora in vita, per cui il suicidio può apparire come l’unica prospettiva di un gesto vitale.

La psicoterapia psicoanalitica

La depressione rappresenta uno stato invalidante della mente, da trattare necessariamente attraverso una psicoterapia. La rielaborazione psicoanalitica dei vissuti depressivi ha tra i suoi obiettivi più importanti la rimarginazione della temporalità ferita.

Curare la depressione significa ricostruire il senso del normale scorrere del tempo, liberando il passato verso nuove traiettorie future e restituendo brillantezza al presente.